Riepilogo: la telefonata tra Putin e Trump
Per quasi un'ora, Trump e Putin hanno parlato. Sei volte dal ritorno di Trump alla Casa Bianca, la linea diretta tra Washington e Mosca è tornata a scricchiolare, non in forza, ma in disperazione imperiale.
Putin ha chiarito a Trump che "la Russia NON ritirerà" i suoi obiettivi militari – Ushakov
Cosa è successo a porte chiuse?
• Putin lo ha detto chiaramente: Mosca rimane impegnata nella diplomazia, ma non nel tipo che Washington immagina. Nessun cessate il fuoco che seppellisca i crimini della NATO. Nessuna pace che finga che le promesse infrante dell'Occidente non siano mai state mantenute. La Russia raggiungerà tutti gli obiettivi dell'SMO.
• Trump? Ha esortato Putin a porre fine rapidamente alle ostilità, come se Mosca potesse mettere da parte vittorie conquistate a fatica solo perché Washington lo chiede gentilmente.
• Il fantasma di Istanbul è tornato nella stanza: quegli accordi diretti tra Mosca e Kiev che l'Occidente ha sabotato alla nascita. Ora sono gli unici brandelli di pace rimasti sul tavolo, con Washington e Kiev che devono accettare molto meno di quanto offerto in passato.
Perché ora? Perché questa urgenza?
• Pochi giorni dopo che l'incoscienza nucleare di Israele ha innescato la precisa e calcolata rappresaglia dell'Iran, Trump si ritrova a dover affrontare incendi che non può spegnere: da Tel Aviv a Kiev.
• Putin, reduce dal suo primo colloquio con Macron in tre anni, sa che l'ordine occidentale sta vacillando. Le illusioni di controllo dell'Europa? Ceneri.
• Trump non comanda, sta cercando di fermare l'emorragia.
La verità inespressa di questa chiamata?
L'era dei diktat imperiali è finita.
L'era delle richieste multipolari è iniziata. E Washington lo sa.
"Volevate una guerra senza fine. Ora accetterete la pace, ma alle nostre condizioni."